Forse non m'amerai nell'infinto fragore
ma nel silenzio di una distesa equorea,
ove fra mille cadute e titubanze
cercheremo di leggere tutte le sere
quelle nubi rade, disseminate nel cielo.
Per un viottolo serpentino
che scava tra le onde,
che reca al centro della visione,
rimarrò a contemplare la tranquillità.
E sarò faro fra gli scogli.
segnale intermittente.
Veglierò con la mia luce sull’orizzonte
per non farci trovare impreparati
dalle tempeste nascoste di questo silenzio,
nella notte, in tutte le notti che verranno.
E nel mistero
ci chiederemo il senso di tutto questo brillantar
che placidamente riluce,
il senso di questo soffio di brezza
che è battito di luce.
come affettuosa, placida carezza.
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